Un trapanese al vertice nazionale delle Arti Marziali [AUDIO]

È Giuseppe Matera, presidente del settore Judo della Fijlkam

Questa mattina è venuto a trovarci in redazione Giuseppe Matera, presidente del settore Judo della Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali) ed ha rilasciato a Trapanisì.it una lunga intervista nella quale ha raccontato la sua storia, da quando era un semplice un ragazzo trapanese appassionato di judo, fino ai giorni nostri.

Quella di Giuseppe Matera, oggi colonnello dei Carabinieri a Roma, possiamo considerarla una esemplare carriera che, dopo tanti sacrifici agonistici e successi giovanili, dai tatami di tutta la Sicilia e del resto d’Italia, lo ha portato a ricoprire il primo incarico presidenziale nella storia del Judo nazionale, disciplina che quest’anno ha anche consentito all’Italia di vincere un Oro olimpico a Parigi 2024.
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Per me è un piacere davvero assoluto, perché non mi era mai capitato di ricevere in redazione e far parlare ai miei microfoni il presidente nazionale di una Federazione nazionale, e lo faccio oggi con Giuseppe Matera. Buongiorno Giuseppe.

Buongiorno Nicola, buongiorno.

A parte il fatto che ci conosciamo da quando eravamo ragazzi, gradirei che sia proprio lui a presentarsi ai trapanesi che non lo conoscono. Chi è oggi Giuseppe Matera in ambito federale delle Arti Marziali?

Sì, io sono il presidente del settore Judo della Fijlkam (Federazione Italiana Judo Lotta Karate Arti Marziali). È una sorta di confederazione che al suo interno ha dei settori, il Judo, la Lotta, il Karate e poi c’è un settore Arti Marziali e uno del Jiu Jitsu che però è, come dire, affiancato al Judo. Quindi dipende sempre da me il settore Jiu Jitsu perché è gemellato con il Judo.

E sei arrivato direttamente da Parigi con una bella medaglia d’oro in qualità di presidente nazionale.

Sì, sono reduce dalla trasferta olimpica e adesso sono venuto, come faccio sempre ogni anno, a trascorrere qualche giorno di vacanza qui insieme alla famiglia, mio fratello Claudio e all’altro fratello Sandro, qui a Trapani dove praticamente sono nato e cresciuto. Sono nato anche judoisticamente qui a Trapani.

l’ORO olimpico 2024, da sinistra: Gianni Morsiani vice pres. vicario Fijlkam, Salvatore Finizio team manager settore Lotta, Giuseppe Matera presidente settore Judo, Alice Bellandi Medaglia d’oro cat. 70 Kg, Bruno d’Isanto responsabile attività internazionali direzione tecnica

Parliamo proprio del perché un trapanese si trova al vertice nazionale in questa federazione. Nasci a Trapani con questa passione per il Judo e molti si ricordano di te.

Nasco judoisticamente qui a Trapani perché, praticamente mi sono innamorato di questa disciplina, il Judo, quando andavo a scuola, addirittura alle elementari. Avevo degli amici dei compagni di classe che facevano Judo all’epoca, stiamo parlando della fine degli anni settanta, dal maestro Oscar, quel maestro ungherese che venne qui in Italia e aprì una palestra di fronte al santuario della Madonna, dove c’era quel magazzino della Fiuggi. Lì, mi ricordo, si faceva Judo, lotta libera e lotta greco-romana, a dire la verità era molto più lotta libera e lotta greco-romana che Judo e in quegli anni travolto da questa passione, solamente vedendo questi compagnetti di scuola e un cugino, che faceva Judo lì, ho provato anch’io a iniziare a fare Judo. All’epoca però il medico di famiglia me lo vietò perché ho avuto un’ernia strozzata per cui mi consigliò di non iniziare, di non praticare e quindi giustamente papà e la mamma non mi mandarono in palestra preoccupati per la salute e mi indirizzarono alla pallacanestro, però questa è una cosa che è durata pochissimo tempo perché poi, comunque il richiamo del tatami c’era, ed io mi andavo innamorando sempre di più di questa disciplina.

Ah! non perché tutti i tuoi avversari di pallacanestro li buttavi a terra. Meglio così.

Ah, ah, ah! no, assolutamente!! Nel frattempo sotto casa, proprio lì in via Milo, ci stava una palestra di Judo e io quando uscivo di casa ero costretto a passare lì davanti, entravo e guardavo gli allenamenti, e solo guardando, quindi la passione e la voglia di salire sul tatami aumentava sempre di più.

Siamo negli anni ’80.

Sì, Siamo arrivati così al 1980.

Quindi un adolescente che cresce vedendo questi atleti con il pigiamone, la cintura e inizia a pensare di intraprendere la disciplina. Però, già da ragazzi i bravi maestri insegnano che il Judo è tutt’altro che uno sport violento. Esatto?

Esatto. Il Judo non è uno sport violento, al contrario si insegnano tutta una serie di principi e di valori etici ed educativi che il nostro fondatore Jigorō Kanō ha praticamente inculcato e fatto sì che siano alla base degli insegnamenti delle varie tecniche. Quindi tu impari tutto sommato a fare la guerra per evitare di fare la guerra.
La sintesi è questa.

Insomma con questa disciplina cresce Giuseppe Matera e poi da studente appassionato a fare casa e bottega.

Perché giustamente nel 1980 finalmente con il via libera del medico di famiglia ho iniziato a praticare Judo alla Bushido Judo Trapani, la palestra sotto casa in sostanza dal maestro Mezzero. E da lì praticamente è iniziata questa avventura dove, io mi ricordo veramente tantissimi sacrifici. Man mano che poi si vedeva sempre di più l’inclinazione e la propensione all’attività agonistica, iniziavano già le prime garette a livello regionale e qualche partecipazione a livello nazionale. I risultati arrivavano e quindi, da lì i sacrifici tra scuola e allenamento. Poi riesco ad entrare a far parte della rappresentativa regionale, vai due volte a settimana ad allenarti con la rappresentativa regionale. Questo significava tanto sacrificio: io andavo a scuola, alla scuola alberghiera di Erice. Uscivo da scuola intorno alle due, due e mezzo, due volte a settimana, arrivavo a casa, prendevo il borsone, prendevo il pullman per Palermo e da lì andavo a fare gli allenamenti con la rappresentativa regionale. Gli allenamenti finivano intorno alle 10.00 la sera e prendevo l’ultimo treno da Palermo stazione centrale…

Allora, per andare e tornare da Palermo c’erano i treni…

Partiva a mezzanotte per arrivare a Trapani alle tre e mezzo di mattina. Io studiavo sul treno, quindi arrivavo a casa, mia madre stava sveglia ad aspettarmi perché come una madre che si rispetti non riusciva a dormire se prima non arrivavo io. Col particolare che dalla stazione centrale di Trapani, per arrivare poi a casa, c’era un’altra bella passeggiata a piedi di venti minuti, quindi intorno alle quattro alla fine, per poi alle sette stare di nuovo in piedi per andare a scuola ed io andavo a Erice a scuola.

Insomma, questa la gioventù del nostro presidente del settore Judo della federazione nazionale delle arti marziali Giuseppe Matera che stiamo ospitando oggi con grande onore nei nostri studi per farci raccontare adesso anche la sua carriera diplomatica perché, non si diventa presidenti per caso?

No no no, quello no quello no, e la presidenza è arrivata l’anno scorso. Io già ero vice presidente perché, l’anno scorso c’è stata la riforma dello statuto federale che praticamente ha fatto sì che dopo questa riforma, ogni settore avesse un suo presidente. C’è da direche  è arrivata anche una spinta dall’estero perché, la IJF l’International Judo Federation ha voluto fortemente che tutte le federazioni affiliate nel mondo avessero un presidente a capo della struttura stessa e questa era una condizione “sine qua non” per poter rimanere all’interno della IJF stessa e quindi, poter partecipare come affiliate nazioni alle olimpiadi. Questa volontà è stata recepita anche qui in Italia dalla Fijlkam e quindi, con questa riforma statutaria, dall’anno scorso abbiamo per ogni settore un presidente. Di fatto io sono il primo presidente della storia del Judo italiano perché, questa figura di “presidente” nel Judo italiano non c’era mai stata.
Questa è una chicca, infatti, devo dire che me ne vanto pure, non lo nascondo. E’ il coronamento della mia carriera diplomatica che inizia 8-9 anni fa, quando insieme a un gruppo di amici, ho pensato di candidarmi come consigliere nazionale. Nel 2016 è stata una candidatura che poi è andata a buon fine perché sono stato eletto e da lì è iniziata la carriera diplomatica fino ad arrivare alla seconda riconferma alla nomina di vicepresidente e quindi, l’anno scorso alla presidenza del settore.

E subito il grande esordio con le Olimpiadi di Parigi! non c’è male, complimenti! Ricordiamo anche che il Judo, come sport olimpico ha una sua storia bellissima che inizia proprio, se non sbaglio, intorno agli anni ’70. Veniva riconosciuto per la prima volta come uno sport che arrivava dall’oriente, insomma anche lì grande fascino.

Il debutto del Judo alle Olimpiadi è stato negli anni ’60 a Tokyo e abbiamo avuto il rappresentante per l’Italia che, uno su tutti, ce ne sono stati altri ma, uno su tutti è stato il maestro Tempesta: lui è stato il primo italiano a partecipare alle prime competizioni olimpiche di Judo che si sono disputate in Giappone. Il maestro Tempesta è stato pure nostro ospite qualche anno fa qui a Trapani. Adesso non c’è più! Da lì poi, la prima medaglia olimpica con le Olimpiadi di Montreal di Felice Mariani (60 kg) medaglia di bronzo, e da lì diciamo che l’Italia a ogni olimpiade ha sempre fatto medaglia.

Me le sono segnate Ezio Gamba, Giuseppe Maddaloni, Giulia Quintavalle, Fabio Basile e con Giuseppe Matera…

Questi sono gli ori. Con me quest’anno abbiamo avuto Alice Bellandi, ma la medaglia d’oro è sua.

Presidente Matera, qual è il rapporto con il Coni hai avuto modo di sentire qualcuno?

I rapporti col Coni sono buoni. Li tiene per la maggior parte dei casi il presidente federale, il dottor Falcone. Io tengo maggiormente i rapporti con gli organi internazionali quindi con l’Unione Europea e con l’AJF proprio per affinità di disciplina tutto sommato.

Senti Giuseppe, mi vuoi raccontare, e lo raccontiamo ai nostri amici trapanesi, questo tuo esordio da presidente nazionale in un’olimpiade a Parigi dove il Judo è sport nazionale. Noi siamo malati di calcio, malati di pallacanestro, non si va quasi oltre però, tu da italiano vai a esordire proprio in un palazzetto…

Un palazzetto che comunque era gremito, stracolmo di francesi perché lì il Judo è sport nazionale e il numero di praticanti è molto ma molto superiore ai nostri qua in Italia. Devo dire che per questo io ammiro i francesi. Ma anche per questo motivo comunque, quando sul tatami saliva il francese cadeva il palazzetto, questo è normale! Però quando anche un judoka di un altro paese dimostrava di essere un buon judoka veniva comunque applaudito e acclamato così come se fosse stato un francese. Grande sportività quindi, grande senso dello sport. Poi ovviamente col francese, vedasi la finale nella gara squadre fatta tra il nostro Pirelli e Riner, dove io da italiano e anche da tecnico… quello era un combattimento che aveva sicuramente vinto Pirelli però, diciamo che ovviamente il tifo era tutto per il francese. Poi il verdetto arbitrale ha dato ragione al francese vabbè, noi accettiamo il verdetto arbitrale ma rimaniamo convinti che, comunque il combattimento l’avesse portato a casa Gennaro Pirelli.

Ci resta questa soddisfazione / rammarico, però alla fine era sotto gli occhi di tutti, insomma quello che è successo. Ci dobbiamo accontentare allora dell’oro della Bellandi e poi…

Torniamo a casa con tre quinti posti individuali, un quinto posto a squadre e un settimo posto individuale. Nei pronostici, che io scaramanticamente non avevo mai esternato nemmeno il giorno della presentazione delle squadre lì al Coni con il presidente Malagò, ma veramente perché sono scaramantico, io avevo calcolato e speravo in 4 o 6 medaglie e in effetti non sono andato lontano da questi pronostici. Perché con l’oro della Bellandi, tutti quei quinti posti, quelli erano tutti da medaglia, perché sono tutti quanti semifinali disputate. Semifinale vuol dire che si arriva alla finale praticamente di ogni girone per accedere alla finale per l’oro e l’argento. Per un motivo da addebitare un po’ alla sfortuna un po’ a qualche errore arbitrale, perché gli errori arbitrali ci sono stati, ci siamo trovati relegati poi a disputare le finaline per il bronzo. E anche lì la fortuna non ci ha aiutato e così siamo rimasti al quinto posto, ai piedi del podio,
L’aspetto positivo è che comunque, la squadra ha risposto in maniera positiva. Quella italiana è una squadra unita, coesa, affiatata e si sostengono l’un l’altro. Abbiamo solamente un paio di elementi che, probabilmente, termineranno adesso dopo queste olimpiadi, dovrebbero essere Odette Giuffrida e Antonio Esposito che hanno combattuto benissimo da medaglia tutte e due ovviamente, mentre gli altri ragazzi fanno ben sperare per il futuro. Abbiamo altri ragazzi che non sono andati alle olimpiadi ma che sono in condizioni di ben sostituire e rappresentare le categorie in Italia. Tra gli junior abbiamo un bel vivaio ma questo, è tutto un lavoro fatto dalla nostra direzione tecnica nazionale che in questo ultimo quadriennio ha aperto le gare a tutti quanti i ragazzi, alle società. Ha fatto un lavoro anche sinergico con i tecnici delle società e ha fatto sì che il bacino di utenza si allargasse e quindi crescesse anche il livello tecnico. Questo è dimostrato da tutti i risultati che in questi ultimi tre quattro anni sono andati a realizzare. Da quando c’è questa direzione tecnica hanno vinto tutto quello che c’era da vincere dai senior ai cadetti titoli mondiali titoli europei…

E il futuro fa ben sperare. In questo senso ti chiedo, in qualità di presidente già hai anticipato quali sono i tuoi ruoli però, non puoi non tenere sotto controllo anche il cosiddetto sviluppo dello sport del Judo, i rapporti con i giovani, non so anche per esempio, le scuole insomma, quali saranno i tuoi progetti futuri 

Stiamo andando forte, alla grande nel settore agonistico. Dobbiamo mettere a punto la parte che ha a che vedere con il “reclutamento” dei giovanissimi, quindi dei più piccoli. Perché da là che poi, piano piano crescendo, verranno fuori i campioni del domani. Noi  abbiamo una commissione che si occupa di questo. Questa commissione dovrà essere ulteriormente potenziata in vista dei prossimi impegni futuri e quindi dovranno andare a instaurare dei rapporti con le scuole perché è da lì che poi noi potremo attingere a nuova linfa in maniera tale da far crescere giovani atleti e poi metterli nelle varie squadre nazionali.

Il Judo non ha bisogno di tantissime strutture o attrezzature a corollario della disciplina. Bisogna essere lì presenti c’è il tappeto, come si chiama il tatami, poi c’è la divisa il judogi, la cintura che poi uno ci fa la collezione, dopodiché tanta disciplina, tanta competizione e voglia di compenetrarsi in questo sport che è soprattutto uno sport mentale. Perché al di là del muscolo, della forza, se non hai un cervello che ti dice come affrontare l’avversario, come affrontare anche la vita, perché il Judo è anche questo no?

Sì sì è vero è vero è proprio quello! Quello è lo spirito del Judo e, come dicevo prima, gli insegnamenti poi tramandati nel corso degli anni del fondatore Jigorō Kanō, dove praticamente questa è la disciplina dove il piccolo può battere il grande, ovviamente poi a parità di conoscenze tecniche. E’ lì che subentrano le categorie di peso perché, questo non sarebbe possibile con la stessa conoscenza tecnica. Gli insegnamenti però, sono quelli. E’ un metodo educativo che ha voluto lasciare il nostro fondatore Jigorō Kanō dove si dice pure che, praticando il Judo tu impari “cadendo sette volte a rialzarti otto volte”. Questo per dimostrare la caparbietà e la determinazione che ci vuole per riuscire a raggiungere comunque un obiettivo e comunque, sono tanti tanti sacrifici.

Il Judo è uno sport di equilibrio! un’altra cosa che voglio chiedere al trapanese Giuseppe Matera è proprio questa: nell’ambito di Trapani, tu il cordone ombelicale, l’hai detto, non l’hai staccato, anche se vivi ormai da decenni a Roma, però in quella Trapani che hai lasciato da ex judoka, da judoka praticante ragazzino che faceva, ce l’hai raccontato, tantissimi sacrifici per praticare questo sport, adesso qual è la situazione?

A Trapani ovviamente da quando ho iniziato io la situazione è migliorata e lo vedo perché, comunque alle finale nazionali ci sto io e premio io gli atleti sul podio e devo dire con molta soddisfazione che spesso e volentieri premio dei trapanesi e quindi non si può  aspettare che io possa riconoscere l’atleta anche dal nome della società e gli faccio sempre la battuta quando lo riconosco, gli faccio la domanda: “Sei di Trapani?” e lui intimorito dice di sì ed io aggiungo sempre: “Forza Trapani!”

Bellissima questa cosa! Forza Trapani in tutti i sensi! Va bene Giuseppe Matera, io ti ringrazio per questa bella chiacchierata, sperando che magari, dopo avere ascoltato anche queste testimonianze, qualche papà, qualche mamma, possa dire: “Aspetta, ma fammi vedere se c’è una palestra dove si fa Judo qui a Trapani!”

Sì e poi iscriviamo il figlio, di sicuro è un buon investimento perché, anche se non intraprenderà mai l’attività agonistica, comunque è uno sport formativo, è un metodo educativo e io lo consiglio, al di là del fatto che io sono il presidente del settore in federazione però, perchè è metodo dove, tutta l’aggressività di un ragazzino di 10/12 anni viene incanalata nel gesto tecnico. Chi pratica questo sport , il Judo, poi riesce a trovare un equilibrio.

Sì un equilibrio tra fisico e mente che un joystick non ti consente. Bene e allora grazie per essere stato con noi al presidente nazionale del settore Judo della Fijlkam Giuseppe Matera. Buone vacanze.

Grazie grazie dell’invito mi ha fatto veramente piacere.

E… quando lo vedi, mi saluti tuo fratello Claudio Matera, grazie!

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