Trapani ed Erice, perchè è così difficile andare su due ruote? [AUDIO]

La pista ciclabile di Trapani potrebbe essere finalmente il "buon " inizio per una città più vivibile

Era il 23 marzo 2014, per le giornate FAI venne dalla Fiab e dal Fai di Trapani organizzata l’iniziativa “FAI un giro in bici”. Per l’occasione su Radio Cuore Trapani andò in onda una diretta che vi proponiamo in questo podcast:

Nelle interviste Renato Alongi, presidente della sezione trapanese della Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta), l’architetto Gianni Mauro assessore Lavori Pubblici del Comune di Erice, Peppe Giuffrè chef, il sindaco di Erice Giacomo Tranchida, il sindaco di Trapani Vito Damiano ed altri amanti della bicicletta.

Per l’occasione, per la prima volta fu aperta, in attesa del collaudo ufficiale che sarebbe avvenuto solo qualche mese dopo, la “monumentale” pista ciclabile del lungomare di San Giuliano, nel territorio comunale di Erice. Partiva dalla rotonda di San Cusumano e terminava qualche metro prima dell’ex “Grande Migliore”.

Tra qualche giorno saranno passati dieci anni e sette mesi da quel giorno in cui venne immortalata una stretta di mano, (quella che riproponiamo nella foto di copertina) tra i due primi cittadini, Damiano per Trapani e Tranchida per Erice, che sanciva un impegno che, in tutto questo tempo è rimasto disatteso: completare una pista ciclabile che avrebbe potuto consentire di congiungere Erice Vetta (ultimo tratto in funivia) con il centro di Trapani.

Cosa è successo invece in questi anni? Abbiamo assistito attoniti al tentativo miseramente fallito di congiungere la pista ciclabile di San Giuliano con la funivia a valle. Ci pensò anche “Striscia la notizia” a contribuire al definitivo naufragio di questa idea che, se al contrario avesse avuto il consenso di qualche centinaio di “illuminati” cittadini, forse avrebbe fatto cadere molti alibi popolari e avrebbe contribuito ad un importante cambiamento di mentalità e di interpretazione della mobilità nei centri urbani.

Quella pista ciclabile, alla fine venne completata ma, non essendo stata mai utilizzata, oggi è stata letteralmente cancellata dalle pessime abitudini dei “quattroruotisti a tutti i costi”, in fondo era stata realizzata pitturando con la vernice, asfalto e marciapiedi già esistenti. Era il massimo che il Comune di Erice si poteva permettere con i pochi euro che restavano da spendere del finanziamento originario quasi interamente utilizzato, in fretta e furia, per realizzare la pista ciclabile con doppio cordolo di marmo del lungomare di San Giuliano (per questo definita “monumentale”).

A Trapani, città completamente pianeggiante, tranne un sindaco (Vito Damiano), una fallita rielezione (di Mimmo Fazio), un commissario straordinario, una prima elezione a Trapani dell’ex sindaco di Erice (Tranchida), in questi dieci anni e sette mesi, non è cambiato nulla! Almeno dal punto di vista della “mobilità sostenibile”. Oggi dopo l’intero suo primo mandato e dopo ancora un altro anno e cinque mesi dalla sua rielezione, il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida e la sua giunta hanno finalmente trovato i finanziamenti necessari per realizzare la  “pista ciclabile” anche nel territorio trapanese del lungomare “Dante Alighieri”.
I lavori sono in corso e tutti ci auguriamo finiscano nei tempi programmati e soprattutto senza alcun incidente di percorso.

Questi sono i fatti contingenti e inconfutabili che la storia di questi due Comuni ha voluto tramandare ai loro cittadini.
Cosa è successo invece, ai cittadini? ben poco dal punto di vista della mentalità e della consapevolezza che dovrebbero essere alla base delle loro scelte di vita.

Biciclette, sia a Trapani che ad Erice ne circolano davvero poche perchè è rischioso farlo. Per le strade cittadine intasate continuano a fatica a transitare i “vuotobus”, trovare un parcheggio od anche percorrere le principali arterie stradali è ogni giorno sempre più faticoso per l’assurdo, ostinato ed tanto ingiustificabile quanto “stupido” uso delle automobili private.

Continua ad essere molto raro vedere una macchina circolare per le strade cittadine con più di due persone a bordo. Sta diventando anche molto raro vedere scorrazzare per la città scooter e ciclomotori. Ormai anche i ragazzini, quelli che prima andavano su due ruote, oggi vanno a scuola, o a divertirsi sopra la minicar che i genitori hanno loro profumatamente regalato intasando sempre di più strade e parcheggi.

Questo però, dobbiamo renderci conto che accade solo dalle nostre parti. L’indole dei trapanesi è davvero “complicata” da spiegare al cittadino forestiero del terzo millennio.
Basta andare in qualsiasi altra città per rendersi conto di come, a far salire l’indice di vivibilità dei centri urbani, contribuisca soprattutto la “mobilità sostenibile”.

A Trapani ed Erice però, andare in bicicletta continua ad essere molto pericoloso. Non si è mai fatto nulla per inibire (anche forzatamente) l’uso delle macchine. Basterebbe innanzi tutto il controllo del territorio, basterebbero le zone a traffico limitato, le corsie preferenziali per i mezzi pubblici, la creazione di piste ciclabili cittadine e zone pedonali per togliere dalla circolazione un gran numero di automobili.
Basterebbe creare appositi spazi extra urbani di interscambio dove lasciare parcheggiate le auto, prendere un bus navetta o affittare una bicicletta, un monopattino o prelevarli dal bagagliaio dell’auto, per andare al lavoro così come andare a fare shopping per le strade cittadine. Oggi ci sono anche le biciclette a pedalata assistita che alleviano la fatica.
Tutto questo, oltre a far risparmiare molti soldi alle famiglie, farebbe guadagnare tutti noi in salute. Basta dare il giusto input alla gente e, come affermato anche più di dieci anni fa nel servizio che vi abbiamo riproposto, la PISTA CICLABILE anche a Trapani può rappresentare un buon inizio.
Usare l’automobile non l’ha prescritto il dottore, pedalare invece, potrebbe tornare utile alla salute per tenere il dottore alla larga. Specialmente a Trapani dove è tutto pianeggiante, dove piove di rado (e meno male), dove l’aria è pulita e dove anche una pedalata potrebbe renderci più liberi.
Se non riusciamo a prenderne coscienza non ci resterà che continuare ad inveire contro chi ci amministra per poi sentirci con la coscienza a posto, fino alla successiva lamentela perché, questo comportamento seppur improduttivo ed inconcludente, è molto più facile che cambiare le nostre abitudini ormai sbagliate.

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