di Nicola Rinaudo
Sei. Come gli anni trascorsi dalla sua scomparsa: il 19 gennaio 2018. Sei. Come il 6 marzo 2023, quando il consiglio comunale di Trapani, riunito in seduta straordinaria, conferiva ad Aristide Zucchinali, leggenda del calcio trapanese, a cavallo degli anni ’50 e ’60, seppur postuma, la cittadinanza onoraria.
Sei. Come la prima volta assoluta, nell’ultra secolare storia del sodalizio trapanese, in cui un atleta granata riceveva una così alta onorificenza. Sei. Come la Trapani che non c’è più. Se non nella forma, sicuramente nella sostanza. Sei. Come quella comunità, innamoratasi a prima vista di quel ragazzo mingherlino, assai timido (inizialmente), giunto dalla campagna del profondo nord che, con tanti sogni nel cassetto, era arrivato ai confini della terra; in un mondo, fino a quel momento, a lui, completamente sconosciuto.
Sei. Come colui che, abituato a mangiare pane e polvere, si ritrova di fronte, a così tanta distanza da casa sua, una moltitudine di persone interamente nuova; ma che, esattamente come lui, è abituata, anch’essa, a mangiare pane e polvere. Misteri. Ma a volte succede. Sei. Come quell’amore che sboccia dirompente, spinto, soprattutto, da semplice, genuina passione. Sei. Come quell’adolescente o poco più, che dà tutto se stesso, dentro e fuori il campo, per quella maglia, per i trapanesi, tutti, che ha sposato senza condizioni; dai quali è stato adottato, a sua volta, senza condizioni.
Sei. Unico. Come Aristide Zucchinali, bergamasco di Levate, ma trapanese nell’anima, fino al midollo. Sei. Come colui che ha stretto un patto d’onestà con la vita, osservandone e onorandone tutti i suoi valori fondanti. Sei. Come un esempio universale fuori dal tempo. Senza tempo. Sei e sarai. Per sempre.