Singolare misura antistalking disposta a Marsala su richiesta della Procura nei confronti di un 21enne accusato di perseguitare la fidanzata di 16 anni e della stessa ragazza.
Secondo la denuncia presentata dalla madre della minorenne, il giovane avrebbe spiato, minacciato, insultanto la ragazzina che controllava in maniera ossessiva; la giovane non poteva uscire con le amiche né con la madre. Se andava a scuola a piedi doveva farlo in videocollegamento con lui per dimostrare che non si fermava a parlare con nessuno.
La donna ha deciso di rivolgersi alla Polizia per denunciare la situazione nonostante la figlia – troppo coinvolta nel rapporto “malato” – abbia negato la sua gravità anche di fronte alle testimonianze della dirigente della sua scuola e all’evidenza delle chat con il ragazzo.
Il giovane è stato sottoposto al divieto di avvicinamento con applicazione del braccialetto elettronico. Il dispositivo – forse il primo caso in Italia – è stato, così, applicato anche alla minorenne come forma di tutela.
“Una situazione molto delicata ma, davanti al grande senso di responsabilità di questa madre, venuta a denunciare contro la volontà di sua figlia, ci siamo assunti – ha detto il procuratore di Marsala Fernando Asaro –
la responsabilità di entrare nella vita privata di questi ragazzi. Una madre che denuncia, la figlia che nega ma i riscontri trovati a scuola e nel cellulare della ragazza erano consistenti. Non sappiamo come sarebbe finita questa storia se non lo avessimo fatto – ha detto a Repubblica il procuratore Asaro – ma da padre, da cittadino, da magistrato, toccato profondamente come tutti dalla tragedia di Giulia Cecchettin, ritengo che sia ineludibile cogliere qualsiasi segnale e intervenire prima che sia troppo tardi”.
Secondo la Procura, la 16enne, a causa della sua età non sarebbe in grado di percepire il pericolo che corre nel rapporto sentimentale instaurato. “Ma proprio la norma di legge che incrimina gli atti persecutori mette in evidenza come sia doveroso procedere anche in assenza di querela e contro la volontà della persona offesa”.