Accolto dal Consiglio di Giustizia Amministrativa il ricorso proposto dalla titolare di un’attività di ristorazione a Campobello di Mazara con il quale si chiedeva l’annullamento – previa sospensione – dell’informativa antimafia adottata nei confronti della sua società dalla Prefettura di Trapani. La donna è sorella della “vivandiera” di Matteo Messina Denaro.
Il Tar Palermo, invece, aveva respinto l’istanza cautelare proposta dai legali della donna che hanno, così, deciso di proporre appello cautelare innanzi il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana.
In particolare, gli avvocati Rubino e Marino – come riferiscono in una nota diffusa alla stampa – “deducevano l’erroneità dell’ordinanza di primo grado innanzitutto laddove il primo giudice aveva omesso di considerare che il provvedimento interdittivo avesse precluso la partecipazione al procedimento dell’interessata, in tal modo violando una garanzia espressamente riconosciuta in materia dalle modifiche normative introdotte nel 2021”.
,I legali hanno anche rilevato che gli elementi indicati a sostegno del provvedimento interdittivo, al contrario di quanto affermato nell’ordinanza di primo grado, apparivano non rilevanti in termini di maggiore probabilità ai fini della dimostrazione della sussistenza di un rischio di un condizionamento mafioso nei confronti della società”.
Il CGA ha accolto l’appello cautelare proposto dall’imprenditrice ritenendo plausibili le doglianze mosse dagli avvocati e ordinando al TAR Palermo la sollecita fissazione dell’udienza di merito.
Per effetto di questa pronuncia, intanto, l’imprenditrice potrà riprendere la propria attività di ristorazione nell’attesa nell’udienza pubblica all’esito della quale il TAR Palermo si esprimerà nel merito sulla vicenda.